(La Stampa; Libero; Tg3; ItaliaPokerClub)
«Il maggiore esperto italiano
di truffe ai giochi d'azzardo.»
La storia
Subito dopo l’invenzione del gioco d’azzardo sono nati i bari e, con la nascita delle carte (nel XIV secolo), si è aperto un mondo nuovo anche per i truffatori. Il mondo dei bari ha sempre incuriosito la società. Già nel XVI secolo furono pubblicati libri che trattavano, in alcune loro parti, dei metodi per imbrogliare al gioco. Pubblicazioni al riguardo le dobbiamo al matematico Girolamo Cardano, al girovago e giramondo Horatio Galasso, al celebre scrittore Pietro l’Aretino. Nei secoli seguenti sono venute alla luce numerosi altri testi su questo argomento, per opera dei prestigiatori Robert-Houdin e John Nevil Maskeline. A questi si aggiunsero schiere di sedicenti “bari pentiti” e numerosi autori anonimi che, occasionalmente, scrissero libri su questo tema.
La letteratura non è la sola ad aver contribuito alla diffusione della figura del baro. Il fenomeno interessò anche i pittori, alcuni dei quali dipinsero opere che immortalavano situazioni di truffa al gioco. Il più celebre di questi dipinti è I bari di Caravaggio. Di questo quadro sono state fatte diverse versioni ad opera di altri artisti: come Valentin de Boulogne, Jacob Van Oost, Jan Steen. Molto celebri sono i rifacimenti di Georges de La Tour, chiamati Baro con l’Asso di Fiori e Baro con l’Asso di Quadri. Anche in tempi recenti, il tema dei pirati al tavolo verde ha interessato famosi pittori, come Balthus (Il gioco di carte, 1950) e Botero (I giocatori di carte, 1996), a testimonianza di un argomento che suscita sempre curiosità.
Del mondo dei bari si interessò anche il teatro italiano, basti ricordare La bottega del caffè di Carlo Goldoni e, soprattutto, la rappresentazione in atto unico di Eduardo de Filippo intitolata: Quei figuri di trent’anni fa, dove si narrano le (dis)avventure di un gruppo di truffatori in una bisca clandestina. Addirittura troviamo la figura dell’imbroglione al poker, anche in un’opera lirica di Giacomo Puccini: La fanciulla del West.
Ovviamente, anche al cinema il baro è stato rappresentato molte volte. Tra le opere più significative è bene ricordare: Il romanzo di un baro; Un dollaro d’onore; Posta grossa a Dodge City; La stangata; Cincinnati Kid; Maverick; La casa dei giochi; Shade. In Italia, memorabili sono rimaste le partite a poker di Terence Hill in Continuavano a chiamarlo Trinità e quelle di Diego Abatantuono in Regalo di Natale e La rivincita di Natale. Recentemente, sempre in Italia, ha goduto di un discreto successo un film intitolato Il passato è una terra straniera, tratto dall’omonimo romanzo di Gianrico Carofiglio: in questo film il tema centrale è ancora una volta il mondo dei truffatori al poker.
Da sempre sono appassionato di trucchi al gioco d’azzardo (soprattutto concernenti il poker) e ho voluto approfondire questo interesse in ogni suo aspetto: il lavoro reale dei bari, l’esecuzione per fare spettacolo e la ricostruzione storico/culturale. Tutto ciò ha prodotto pubblicazioni di libri e articoli per riviste ma, soprattutto, mi ha portato a concepire Il baro in scena, ossia probabilmente l’unico spettacolo teatrale al mondo interamene dedicato all’argomento.
Per la Rai sono stato consulente sui metodi dei bari e sono stato intervistato per spiegare come fanno gli esecutori del gioco delle tre carte a non pagare, anche nel caso che la vittima indicasse la carta giusta.
Vuoi sapere come lo fanno? Te lo spiego...
Al "gioco delle tre carte" non si vince mai!
Anzitutto bisogna ricordare che ad attuare il gioco delle tre carte c’è sempre un team di persone. Oltre all'esecutore vero e proprio ci sono di solito un paio di compari intorno al tavolo, che fingono di giocare e vincono, per invogliare il "pollo" ad unirsi a loro; poi ci sono i "pali", ossia coloro che stanno più distanti e scrutano ai lati della strada per segnalare l'eventuale arrivo delle forze dell'ordine. Partendo da questi dati di fatto, entriamo del dettaglio sui metodi che usano per non pagare.
1. La puntata del compare
Questo è il metodo più eseguito. Subito dopo che la vittima ha indicato la carta vincente, uno dei compari dell’esecutore fa una puntata maggiore su un’altra carta. L’esecutore spiega che deve prendere in considerazione solo una puntata alla volta. Quindi rifiuta la puntata del “pollo” e accetta quella del compare.
2. Polizia!
Uno dei punti di forza per gli esecutori è che la vittima sa di giocare a un gioco illegale. Se viene puntata la carta giusta uno dei complici non deve fare altro che urlare: «Polizia!» È normale che si smetta, il “pollo” si riprende i soldi senza che la sua puntata venga verificata, e tutti si disperdono nel nulla.
3. Oops!
Un altro metodo, più sfacciato dei precedenti, è il seguente: se il “pollo” azzecca la carta giusta un compare urta “sbadatamente” il precario tavolino (o lo scatolone usato come piano d’appoggio) sopra il quale ci sono le carte, mandando tutto per terra e naturalmente bisogna ricominciare.
4. L'accusa
Questo è sicuramente il metodo più spudorato. Se la vittima posa i soldi sulla carta giusta tenendoci la mano sopra (magari per paura che venga scambiata), il baro lo redarguisce: «Cosa sta facendo signore? Gente, questo tizio sta cercando di confondere il mio gioco toccando le carte». La gente (circa sei o sette persone di solito e più della metà compari del baro) protesta con il disturbatore e lo accusa di scorrettezza, ne nasce una discussione, il gioco è annullato e il malcapitato viene allontanato. Il “pollo” accusato di barare: geniale!
... e se il compare non fa in tempo a intervenire?
La risposta a questa domanda è semplice: la "vittima" ha vinto e viene pagata... con soldi falsi!
Anche qui i metodi sono principalmente due:
1. Le due tasche
Il baro tiene nella tasca destra i soldi buoni, quelli che vince e che incassa; se deve pagare tira fuori i soldi dalla tasca sinistra, dove ci sono quelli falsi.
2. La mazzetta double face
Consiste in una mazzetta di banconote che ha da un lato soldi veri, dall'altro soldi falsi. Quando l'esecutore deve incassare, estrae la mazzetta dalla tasca, in modo che il lato con i soldi veri sia in alto e gli aggiunge le banconote sottratte alle vittime. Nell'ipotesi che egli debba pagare, la estrae ribaltandola, in modo che in cima ci siano le banconote false, per pagare con quelle.
... e teniamo conto della matematica.
Sarebbe bene ricordare che anche dal punto di vista matematico il gioco è una truffa, infatti se la percentuale di vittoria è di uno su tre, la vincita dovrebbe essere tre a uno ma non è così. Per esempio, se puntassimo 100 euro e vincessimo dovremmo riceverne 300 con un guadagno di 200 euro. In realtà la posta viene pagata il doppio quindi puntandone 100 e vincendo se ne ricevono solo 200. Ma questa, ovviamente, è una discussione superflua, per i motivi elencati in precedenza.